giovedì 17 giugno 2010

Il rovescio del diritto

Dal numero di Maggio 2010 de “Il Corriere della proprietà immobiliare” edito dalla sede provinciale dell’A.P.E. Confedilizia Firenze – attualmente in distribuzione agli iscritti e non solo – abbiamo tratto questo interessante articolo. Lo riproduciamo integralmente, perché riassume bene le considerazioni che abbiamo spesso fatto sulla situazione degli sfratti per morosità nella nostra città e nella provincia.
“Raccontiamola così: un inquilino cessa di pagare il canone; di questi tempi succede …. Il proprietario traccheggia per qualche mese perché spera o si illude che l’inquilino ce la faccia, perché vede la morosità come male minore rispetto al tribunale ed all’avvocato, o perché spera che l’inquilino se ne vada spontaneamente, perché, perché …………
Alla fine il Tribunale e l’avvocato divengono il male minore. Si comincia dunque la procedura di sfratto presso il nostro Tribunale. A questo punto, cari lettori: quanto tempo pensate sarà necessario perché per il nostro proprietario giunga il sospirato momento della liberazione della sua proprietà? Sei mesi, dodici, diciotto, ventiquattro? Buona l’ultima risposta, il che vuol dire che il nostro proprietario, oltre ai costi dell’avvocato e dell’ufficiale giudiziario, perderà anche due ulteriori anni di canoni, sui quali, se si tratta di un immobile non abitativo, dovrà pagare anche le tasse! Conclusioni. Indicazioni delle autorità responsabili: non pervenute. Rimedi: evitare di farsi il sangue amaro perché al danno non si aggiunga anche la beffa, o perché agli zoppi non tocchi una buona dose di grucciate, come si dice dalle nostre parti.”

Aggiungiamo una considerazione in più: ma non ci era stato raccontato che la proprietà non era più un furto? Evidentemente non è così per tutti. Di fatto si viene a creare un esproprio – temporaneo, ma ugualmente esproprio – imposto da chi non riesce a trovare il modo di uscire da una politica della casa inconcludente lasciando il problema (irrisolto) sulle spalle del più debole infischiandosene del diritto.

giovedì 10 giugno 2010

Anche l’ANCI la pensa come noi

“Bisogna affermare una politica della casa che non sia unicamente basata sullo sviluppo edilizio, ma risponda ai bisogni sociali della collettività, con particolare riguardo alle fasce deboli”.
Lo ha dichiarato all’Agenzia Adnkronos il Vicepresidente dell’Anci Roberto Reggi, Sindaco di Piacenza.
“Occorrono – ha dichiarato ancora Reggi – iniziative mirate ad incentivare l’affitto anche nel privato ed allo scopo è innanzitutto fondamentale l’introduzione della cedolare secca al 20 per cento sui redditi da locazione”.
Leggere queste notizie ci riempie di soddisfazione, perché quello che andiamo dicendo da anni trova sempre più credito presso enti ed associazioni ai quali, diciamo la verità, fino ad oggi la nostra proposta dava un certo…prurito, dovuto a quella sorta di atavica idea che la proprietà fosse ancora un “furto” e soprattutto che i proprietari fossero in linea generale opportunisti dediti solo ad accaparrare reddito.
Inutile spiegare che siamo gli stessi che sottoscrivono accordi con le associazioni degli inquilini e gli enti locali, rinunciando, come accaduto a Firenze in occasione degli ultimi patti territoriali, ad un aumento dei coefficienti in base ai quali vengono calcolati i canoni in considerazione della crisi economica che ha tagliato notevolmente le risorse delle famiglie, in particolare quelle a basso reddito.
Quando da parte nostra è stato sollevato il problema della cedolare secca sui redditi da locazione, il pensiero non andava soltanto agli interessi dei proprietari, che pure ci stanno a cuore. Tenevamo in conto anche la necessità di risolvere una volta per tutte l’enorme problema della casa, per il quale si approntano piani spesso faraonici e di scarsa - o nulla – possibilità di realizzazione, tralasciando quello che sarebbe l’uovo di Colombo: la cedolare secca.
Se anche l’ANCI comincia a farci un pensierino è almeno lecito pensare che la nostra idea non era proprio peregrina e, forse, sarebbe il momento che chi ci governa trasformasse finalmente le promesse (sottoscritte anche dall’attuale premier) in realtà. Siamo convinti che ne deriverebbero solo benefici.

giovedì 3 giugno 2010

Manovra economica: aspettiamoci di tutto!

Pubblichiamo in questa pagina le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Confederale CORRADO SFORZA FOGLIANI in merito alla manovra disposta dal Governo per limitare l’indebitamento pubblico, che se continuasse ad aumentare ancora di questo passo ci porterebbe ad una situazione simile a quella della Grecia. Riportiamo anche la notizia dell’avvenuto accoglimento del ricorso presentato dalla nostra Associazione da parte del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, che ha annullato per la seconda volta il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2007 in materia di affidamento ai Comuni di funzioni catastali.
La decisione di riprendere questa notizia, della quale abbiamo già fatto menzione nei numeri precedenti, è dovuta all'avvenuta conferma di tutte le nostre preoccupazioni. Abbiamo infatti contrastato il provvedimento citato, che avrebbe permesso ai Comuni di trasformare la leva della rendita catastale in uno strumento fiscale di non secondaria importanza e legato alla sola ed unica esigenza di fare “cassa”. La recente manovra economica varata dal Governo è stata duramente contestata dagli enti locali (di entrambi gli schieramenti), che hanno paventato la necessità di ridurre i servizi al cittadino a partire dalla sanità.
Nessuno ha tuttavia riconosciuto che le risorse degli enti locali – ovviamente a livello statale non si è fatto di meglio – sono spesso male impiegate con il solo scopo di mantenere un sistema di clientele sempre utile al momento del bisogno. Nessuno, se non qualche voce sporadica, si è preoccupato di sottolineare che la fonte dei maggiori sprechi risiede nel numero esorbitante di enti, consorzi, comunità, società partecipate. La presenza di questi si può giustificare solo con la necessità di trovare una collocazione a chi “tiene famiglia” e deve essere sistemato.
Non vogliamo immaginare cosa sarebbe successo in questo frangente con il catasto nella mani dei comuni.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:
“Ci riserviamo un giudizio analitico sulla manovra quando saranno pronti i testi esatti delle disposizioni. Per ora (e quindi se non ci saranno stravolgimenti da parte del Parlamento) c’è in essa un messaggio chiaro, che è quello che gli italiani si aspettavano: l’apparato pubblico deve costare meno. In questo senso, è la prima vera manovra di finanza pubblica nella storia della Repubblica, una manovra all’altezza dei tempi e che in passato anche statisti indiscussi non avevano mai avuto il coraggio di varare. Solo percorrendo coerentemente la strada di «affamare la bestia» della spesa pubblica, come si dice negli Stati Uniti, si può infatti seriamente pensare ad una prossima riduzione dell’oppressione fiscale. Per il settore immobiliare, apprezziamo in particolare le misure che indicano chiaramente l’inizio di un programma di perequazione, che ci attendiamo peraltro venga ulteriormente portato avanti, ulteriormente smascherando intenti elusivi coperti da quell’evasione legalizzata che sono le agevolazioni concesse senza una reale giustificazione nell’interesse generale. L’aumento indiscriminato delle rendite catastali è un ricordo”.

giovedì 27 maggio 2010

IVA sulla TIA: il Governo vuole cancellare tutto!

Sembra che la certezza del diritto negli ultimi tempi vada di moda ancor meno di sempre.
Destano non poche preoccupazioni le voci che si rincorrono sulla stampa nazionale circa l'intenzione della maggioranza, confortata dall’assenso del governo, di azzerare – approfittando del decreto “incentivi” – il diritto acquisito dei cittadini. Ciò, in forza della sentenza della Corte Costituzionale che aveva stabilito l’illegittimità dell’applicazione dell’IVA sulla TIA e di conseguenza l’obbligo di restituzione da parte dei gestori del servizio di quanto pagato e non dovuto.
Si tratterebbe, ove le preoccupazioni si traducessero in realtà, di un vero e proprio scippo di centinaia di Euro a danno delle famiglie che negli ultimi dieci anni hanno corrisposto somme in misura superiore a quanto dovuto, arrivando a rendere legittima in futuro l’applicazione dell’IVA in forma ovviamente occulta sommando l’importo alla tariffa stessa.
Anche le attività produttive, che attualmente portano in detrazione l’IVA corrisposta (e qui si tratta di somme anche molto consistenti), si troverebbero a subire un danno notevole: ciò non sarebbe più possibile e ne conseguirebbe la necessità di fronteggiare una lievitazione di costi.
Una decisione, quella cui ci riferiamo, che, se adottata con un provvedimento legislativo, non solo darebbe un ulteriore colpo ai già limitati redditi delle famiglie, ma annullerebbe un sacrosanto diritto acquisito in forza di una sentenza della Suprema Corte. Tuttavia, quest'ultima non aveva fatto altro che sancire il principio basilare (non evidentemente nel nostro paese) dell’inapplicabilità di una imposta sull’imposta.
A quanto detto, bisogna aggiungere il fatto che a un tale provvedimento seguirebbe un ulteriore danno - e l’ennesima beffa- nei confronti dei cittadini/contribuenti che già si sono visti negare la restituzione del canone di depurazione applicato sulle bollette dei consumi dell’acqua anche in mancanza dei relativi impianti riconosciuto illegittimo sempre dalla Corte Costituzionale.
Ecco il perché della frase iniziale: quanto detto, dimostra che la certezza del diritto in Italia non interessa granché.